L'OSTEOPATIA PER GLI ALTRI

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Incontriamo Velia Tortora nel suo studio. Parliamo di concetti certamente ovvi per qualsiasi osteopata, ma incomprensibili sia per un paziente che per un medico-chirurgo che non necessariamente deve avere "un'infarinatura" sull'Osteopatia. Il primo argomento che affrontiamo, infatti, è quello che colpisce di più qualunque profano che, per la prima volta, si rivolge ad un osteopata: la lesione.

Nella medicina classica generica, come in ogni sua specialistica, il termine lesione implica la perdita dell'integrità fisica del tessuto a causa di fattori esogeni o endogeni. In Osteopatia, invece, non è così. Può spiegare ai non addetti ai lavori cosa intende per lesione la medicina osteopatica?

In Osteopatia il concetto di lesione non definisce un fenomeno morfostrutturale concreto bensì una "tangibile" riduzione della mobilità delle diverse strutture e microstrutture corporee all'interno dello spazio in cui normalmente esse sono orientate. Questo processo, con il passare del tempo, altera la funzione delle strutture e incide, di conseguenza, anche sui parametri omeostatici globali. Possiamo portare come esempio la riduzione della mobilità della struttura del rachide cervicale, chiamato da noi osteopati, appunto, "lesione del rachide cervicale". Tale lesione, sin dalla fase iniziale, può causare sintomi a "distanza" come nausea, cefalee, vertigini, difficoltà digestive, eccetera.

Questa lesione come può provocare sintomi a "distanza" in altre parti dell'organismo?

Una lesione osteopatica si proietta a distanza, talora immediatamente, ma più frequentemente nel tempo, tramite gli effetti della compromissione del tragitto vascolo-nervoso collegato a livello della lesione (nel caso portato come esempio, l'arteria vertebrale, la carotide, il nervo vago, i nervi occipitali); nello stesso tempo si verifica la compromissione di quello che sovente chiamiamo continuum fisico nel quale ogni struttura è immersa.
Di regola, se si può chiamare così l'incidenza, i principali punti di origine delle lesioni osteopatiche sono i blocchi intra ed interstrutturali che possono essere causati sia da traumi fisici piccoli o grandi, passati o recenti, che da alterazioni della dinamica viscerale e cranio-sacrale, cioè alterazioni dei sistemi somato-funzionali e somato-emozionali profondi. Un'altra lesione osteopatica molto diffusa è quella cervico-dorsale spesso provocata da un'ernia iatale legata con quel tratto tramite la continuità fasciale vascolare e nervosa.
Se la lesione viene affrontata con la metodologia osteopatica, il più delle volte sintomi come rigurgiti, nausea, gonfiori, lenta digestione e così via si riducono notevolmente e per lungo tempo o addirittura scompaiono del tutto.
Un altro caso frequente è la lombosciatalgia, non sempre imputabile ad un'ernia o ad una protrusione sul rachide lombare.
Il paziente può convivere tranquillamente con un'ernia lombare tant’è che, spesso, in mancanza di sintomi non sospetta di essere affetto da tale patologia; invece, accusa dolori quando si manifestano altri sintomi funzionali quali disfunzioni intestinali, rene bloccato nella sua loggia, infiammazioni pelviche, eccetera.

In Osteopatia si usano frequentemente i termini mobilità organica e vibrazione organica: cosa si intende?

In Osteopatia ogni micro o macro struttura possiede una propria mobilità che si svolge secondo il codice di sviluppo embrionale. Il "direttore" di questa "orchestra" è il diaframma, muscolo massiccio e complesso che collega l'apparato craniale e toracico con l'apparato addominale superiore e quello pelvico. Il ruolo del diaframma è estremamente importante e decisivo in generale sulla omeostasi ed in particolare sulla captazione, da parte dei recettori di membrana, di tutti i messaggi che partono dalle aree cerebrali verso la periferia: si tratta dell'articolato meccanismo di neurotrasmettitori, neuropeptidi, ormoni, proteine immunitarie e cosi via.
Il diaframma svolge, inoltre, un ruolo determinante nel processo di conversione dell'atmosfera esterna in atmosfera interna nelle quali sono molto diversi i rapporti tra i gas e, soprattutto, la concentrazione dell'ossigeno. Questo muscolo, quindi, partecipa incisivamente nel garantire la qualità di tale conversione, chiave dell'adattamento all'ambiente in cui evolve la vita.

Quale tipo di paziente si rivolge all'Osteopatia?

Oggi, fortunatamente, si può rispondere molto diversamente rispetto a qualche anno fa. I pazienti che si avvicinano all'Osteopatia non sono tutti uguali; ci sono pazienti informati, sempre più numerosi grazie anche al maggiore spazio che dedicano all'Osteopatia i mezzi di informazione specializzati e non, e altri che hanno già sperimentato tutto quanto offre l'approccio tradizionale, dalla fisioterapia manuale e strumentale alle terapie antalgiche...
Insomma, persone che continuano ad avere la bustina dell'antidolorifico in una tasca e quella del gastroprotettore nell'altra. È interessante constatare che, ultimamente anche in Italia, si rivolgono all'Osteopatia individui che non accusano disturbi seri ma che coltivano un approccio preventivo per la propria salute e ritengono che uno "screening" osteopatico periodico possa apportare solo effetti positivi. A mio avviso, fanno un ottimo investimento.

Qual è il procedimento osteopatico per un nuovo paziente?

L'Osteopatia vanta una sua clinica e una sua deontologia sin dall'accoglienza del paziente, dalle prime domande che gli si rivolgono, dalle informazioni che si ottengono, dalla conoscenza delle abitudini alimentari e di vita, dall'analisi degli eventuali esami clinici fino agli specifici test posturali e palpativi fasciali, al trattamento stesso ed ai consigli che gli si possono dare per modificare le sue abitudini di vita. L'Osteopatia, quindi, mira ad indurre l'organismo del paziente a ripristinare le fisiologiche funzioni e gli equilibri omeostatici e dunque a mettere in moto le capacità di autoguarigione in cui noi osteopati crediamo fermamente. Le tecniche utilizzate per il raggiungimento di questo scopo sono sicuramente numerose e diverse, organizzate in protocolli che riguardano il tipo di lesione. Al di là di tali protocolli di procedimento, l'Osteopatia è innanzitutto una medicina ad personam...

Per quali patologie è più indicata l'Osteopatia e, soprattutto, quali sono le sue eventuali controindicazioni?

Le diagnosi generalmente sono indispensabili per il procedimento clinico, ma spesso troppo stringate e prive di considerazioni contestuali che riguardano il paziente e la sua vita. Per questo motivo in Osteopatia si tiene in considerazione una definizione diagnostica di linea terapeutica non distaccata, però, dal contesto della persona. L'Osteopatia dunque non si occupa di "foto sterili", ma di dinamiche omeostatiche.
Per quanto riguarda le indicazioni si può dire che non ce un limite in Osteopatia:tutta la clinica medico-chirurgica in cui alterazioni funzionali hanno provocato congestioni strutturali, o viceversa, è materia osteopatica. Controindicazioni? Rare e poche. L'Osteopatia non comprende manovre violente (bisogna diffidare di tali approcci "risolutivi"), anzi rispetta i tempi di reazione indotti dall'informazione che trasmette. Dopo i trattamenti, in rari casi possono verificarsi, per breve tempo, disturbi dovuti alla rimozione delle endotossine accumulate in vari tessuti rimobilizzati che non si adattano facilmente ed immediatamente con il nuovo assetto strutturale ottenuto attraverso il trattamento e con la riattivazione delle strutture. Sono sintomi prevedibili di cui l'osteopata informa, ovviamente, il paziente.

Quanto dura un ciclo di trattamenti osteopatici?

In Osteopatia non si parla di ciclo di trattamenti; si adotta, invece, una scaletta terapeutica fino alla scomparsa dei sintomi, obiettivo che si può talvolta raggiungere anche con un solo trattamento. Il concetto "ciclo di trattamenti" proviene dal campo della fisioterapia riabilitativa dove ha un senso clinico. L'Osteopatia è tutt'altra cosa. A differenza di molte altre discipline, non è finalizzata semplicemente alla scomparsa dei sintomi, ma a rimuovere le cause. Animata dal carattere evoluzionistico, l'Osteopatia mira a produrre Coscienza.

intervista di Donatella Cerulli

Osteopatia Clinica n°0
Periodico Bimestrale a Carattere Scientifico - ANNO I

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